Puntata speciale: vi raccontiamo come funziona – o non funziona – nel resto del mondo tra #unionicivili, matrimoni gay e diritti fondamentali. Per raccontarvi un po’ di più anche il nostro Paese.
La mappa del mondo può descrivere attraverso colori e continenti quali sono i Paesi dove esistono le unioni civili. Ci sono Nazioni, pensate, dove la legge prevede addirittura il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Da dove vogliamo cominciare? Est o Ovest? Sud o Nord del globo? Cominciamo dal sud del mondo.
La Capitale più a sud del mondo è Wellington, in Nuova Zelanda, dove le unioni civili sono state approvate nel 2004 e l’adozione da parte di coppie omosessuali è legale dal 2007. Il 19 agosto 2013 il Corriere della Sera scrive: “Il «sì lo voglio» tra persone dello stesso sesso arriva in Nuova Zelanda. Il Paese ha celebrato domenica sera i sui primi matrimoni gay, diventando la quattordicesima nazione al mondo e la prima dell’Asia Pacifica ad autorizzare le unioni omosessuali”. E i vicini australiani? Stupirà scoprire che, dopo il prima via libera, il Governo australiano ha impugnato il provvedimento che le permetteva. Come si legge su Panorama, “L’Australia non riconosce i matrimoni gay, ma è pendente una proposta del partito Laburista che nel 2011 ha chiesto un referendum in materia, incontrando la netta opposizione del partito Liberale. Alcuni Stati australiani però autorizzano le unioni omosessuali. Nel 2010 la Tasmania è stato il primo Stato australiano a riconoscere legalmente le nozze celebrate in altre giurisdizioni, anche se solo de facto”. Dal 2012 – si legge ancora su La Stampa – lo Stato dà certificato di nulla osta per contrarre il matrimonio all’estero. Anche sulla violenza di genere l’Australia potrebbe fare di più, e ne abbiamo parlato qui a #donnenelmondo su Radio Bullets.
Ancora a sud. Pretoria? Alla fine del 2006 il Sudafrica diventa il primo Paese nel continente a legalizzare le unioni omosessuali attraverso “matrimonio” o “partenariato civile”. Le coppie possono anche adottare, i single adottano già da decenni. Il resto dei Paesi africani si divide tra omosessualità illegale, omosessualità punita con la pena di morte – in Mauritania, Nigeria, Somalia – omosessualità tollerata, omosessualità legale, omosessualità “depenalizzata”.
Sempre a sud, nell’America Latina. In Argentina il matrimonio gay esiste dal 2010: il 15 luglio di quell’anno La Stampa scriveva: “In Argentina, primo Paese in America Latina e decimo nel mondo, sono diventate legali le nozze persone dello stesso sesso, che, una volta sposate, potranno anche adottare bambini. Poco dopo le 4 (le nove in Italia) del mattino di oggi, dopo un dibattito di oltre 15 ore, infarcito di luoghi comuni e di grande tensione per l’incertezza del voto finale, il Senato con 33 voti favorevoli, 27 contrari, tre astensioni e nove assenti, ha trasformato in legge il progetto, già passato alla Camera in maggio. Nel Codice civile le parole “marito e moglie” saranno sostituite con “contraenti””. Dopo l’Argentina venne l’Uruguay. La legge che ha legalizzato le nozze gay è stata approvata nel 2013, mentre nei precedenti anni l’Uruguay aveva già legalizzato le unioni civili per gli omosessuali e l’adozione dei bambini da parte di coppie formate da persone dello stesso sesso. Anche il Brasile dichiara legali i matrimoni tra persone dello stesso sesso nel 2013. In Colombia e in Ecuador non esiste l’istituto delle nozze tra persone omosessuali, ma esistono le unioni civili. Bolivia, Perù e Cile non prevedono alcuna legalizzazioni delle unioni gay.
In Messico dal 2009 il matrimonio è legale nella capitale, Città del Messico e in 2 Stati della federazione. In Canada ci si sposa – tutti, nessuno escluso – dal lontano 2005. Negli Stati Uniti, si legge su Gay.it, è stata una sentenza, quella della Corte Suprema, ad obbligare di fatto tutti gli stati americani ad introdurre il matrimonio gay, rendendo gli States il 21º Paese al mondo a riconoscere il matrimonio fra persone dello stesso sesso. Era il 26 giugno 2015 e la sentenza ha stabilito che negare la licenza matrimoniale a coppie omosessuali viola alcune clausole del XIV emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America.
E veniamo a questa parte del mondo. In ordine cronologico hanno approvato i matrimoni gay: nel 2000 i Paesi Bassi, il Belgio, nel 2003, la Spagna nel 2005. Come scriveva l’Ansa, in 10 anni “oltre 31mila matrimoni fra coppie omosessuali sono stati celebrati in Spagna da quando è entrata in vigore nel giugno 2005 l’allora contestata legge sui matrimoni gay, che provocò vibranti proteste della Chiesa cattolica e dell’opposizione conservatrice. I matrimoni omosessuali ora rappresentano il 2% dell’insieme delle unioni legali nel Paese”. Seguono Svezia e Norvegia nel 2009, Portogallo e Islanda nel 2010, la Danimarca, nel 2012, Franci, Inghilterra e Galles nel 2013, Lussemburgo e Scozia nel 2014 e nel 2015 arriva anche l’Irlanda. “Svolta storica in Irlanda, terra di antiche radici cattoliche, che è diventato il primo Paese al mondo a introdurre i matrimoni gay tramite un referendum. I voti favorevoli sono stati a livello nazionale il 62,1%, con punte di oltre il 70% nelle città come Dublino, mentre i ‘no’ si sono fermati al 37,9%”.
In Russia, Turchia, Ucraina, Lituania, Latvia, Polonia, Slovacchia, Romania, Moldova, Macedonia, Albania, Montenegro, Bosnia-Herzegovina, Serbia, Kosovo, Bulgaria non esistono né matrimoni gay né tantomeno unioni civili. Esattamente come in Indonesia, Cina, India, Thailandia, Myanmar, Cambogia, Filippine, Nuova Guinea, Pakistan, Afghanistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Iran, Kazakistan, Yemen, Oman, Arabia Saudita, Iraq. Come si legge su Gay.it, “La Giustizia israeliana riconosce i matrimoni omosessuali contratti all’estero; è l’unico paese di tutto il continente asiatico a farlo. Tuttavia non è consentito alle coppie gay di sposarsi in territorio israeliano: non esistendo in Israele il matrimonio civile neppure per le coppie eterosessuali (tranne quando entrambi i coniugi sono non-ebrei), il matrimonio può esser formalmente eseguito solamente dalle autorità religiose. Tale restrizione impedisce non solo alle coppie gay di sposarsi, ma anche a tutte le coppie di fatto eterosessuali di essere riconosciute: qualsiasi persona desideri contrar un matrimonio non religioso deve recarsi al di fuori del paese”.
Chiudiamo con Italia e Grecia, gli unici Paesi di tutta l’Europa occidentale a non aver legiferato a riguardo. “Ci sfidiamo, insomma, per l’ambito ultimo posto”, dice lo scrittore Sebastiano Mauri che in questi giorni sta portando avanti una campagna che ha visto l’adesione di quasi 100mila persone e molti nomi famosi, da Jovanotti a Fedez, da Heather Parisi a Carlo Feltrinelli, per l’approvazione – naufragata – del disegno di legge Ciripà sulle Unioni Civili con stepchild adoption, l’adozione del figlio del partner. Una sfida tuttora in corso: come si legge su La Stampa, i cugini ellenici hanno “recepito le normative europee in fatto di unioni civili, riconoscendo alle coppie non sposate e ai single il diritto di procreare mediante inseminazione artificiali. Le unioni civili regolare dal “Patto di libera convivenza” non includono le persone dello stesso sesso”.
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