Radio Bullets, #donnenelmondo dell’8 luglio 2015

Tarang Chawla with his sister Nikita
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Partiamo dallo Sri Lanka, dove sindacati e associazioni femminili hanno organizzato in queste ore una manifestazione fuori dalla Corte Suprema di Colombo per chiedere provvedimenti contro Justice Sarath Abrew, accusato di aver brutalmente attaccato e violentato una domestica nella propria abitazione a fine giugno. La donna ha riportato anche la rottura del cranio ed è stata ricoverata d’urgenza in ospedale. Come riconosciuto dall’International Labour Organisation – lo ricorda Yasmin Gunaratnam su OpenDemocracy.net – chi fa questi tipi di lavoro è soggetto, che sia in patria o all’estero, a molte forma di abuso, assalto e violenza a causa, in parte, dell’intimità e dell’isolamento del luogo di lavoro”. Nello Sri Lanka, queste esperienze sono note ma vengono ancora banalizzate, allo stesso modo in cui la violenza domestica è stata culturalmente accettata in Gran Bretagna fino alle campagne femministe degli anni ’70 e ’80. Le associazioni hanno scritto al Presidente, Maithripala Sirisena, chiedendo sostegno finanziario e terapeutico per la donna e chiedendo l’arresto immediato di Abrew. “Questo attacco sfrontato è un’opportunità per il governo per inviare un messaggio chiaro sul fatto che la violenza contro le lavoratori domestiche non sarà tollerata”, spiegano. “Le lavoratrici domestiche da tempo ci dicono degli abusi affrontati in casa, violenza sessuale inclusa. Non è sempre così, ma non possiamo lasciare le cose al caso, Solo quando i lavoratori domestici vedranno tutelati i loro diritti saranno al sicuro”. La stragrande maggioranza del lavoro domestico in Sri Lanka è svolto da donne con bassi livelli di istruzione. La femminilizzazione di questo tipo di lavoro porta con sé il fatto che venga considerato scarsamente qualificato, non un “vero lavoro”.

Dal Sydney Morning Herald leggiamo l’appello di un fratello. “Mia sorella Nikita è stata uccisa a gennaio”, scrive Tarang Chawla. “Se non fosse stato uccisa, avrebbe appena compiuto 24 anni”. Il prossimo 13 luglio cominceranno le  audizioni pubbliche della Royal Commission per la violenza in famiglia del governo statale. “Se l’attuale tendenza per il 2015 resta invariata, nel frattempo almeno altre due donne verranno uccise da qualche parte in Australia. Quando mia sorella è stata uccisa, alcuni giornalisti hanno notato l’identità culturale dell’uomo accusato della sua morte. La maggior parte si è concentrata sull’identità etnica di mia sorella. Non ero sicuro di che fare. Io e i miei genitori siamo migrati in Australia dall’India, ma Niki è australiana. Nata e cresciuta qui. Nessuna di queste cose è di particolare importanza per quello che è successo. Ma forse noi tutti diamo per assunto che ci sia nelle comunità indiane qualcosa di particolarmente degno di nota in tema di violenza. Qualcuno”, dice ancora Tarang, “mi ha scritto che mia sorella ha avuto quello che si meritava. Il problema è che quando le donne vengono uccise ci troviamo puntualmente a pensare: Cosa avrà fatto? e non Perché gli uomini sono violenti? Mi auguro che la Royal Commission affronti la questione maschile. Spero che ovunque mia sorella sia ora sia sicura e felice. È il minimo che si merita. Spero che stia ballando”.

In una deposizione sotto giuramento del 2005 Bill Cosby, che molti ricordano per i Robinson, ammise di essersi procurato pesanti sedativi per offrirli ad alcune giovani donne con cui voleva fare sesso. L’Associated Press è entrata in possesso di documenti legali che adesso, a giudizio degli avvocati, potrebbero aiutare le decine di donne che affermano di esser state “vittime” di papà Robinson.

E chiudiamo con la cantante Rihanna. USA today scrive che l’opinione pubblica è divisa in merito all’ultimo video dell’artista, dove si vede una particolarmente truce violenza di una donna contro un’altra donna. I critici dicono che il video di “Bitch Better Have My Money”, in cui Rihanna si vendica di una donna bianca, è misogino. Secondo i fan invece il messaggio sarebbe di empowering. Quel che è certo è che il video ha innescato un grande dibattito su femminismo e razzismo.

E anche per oggi è tutto. Appuntamento alla prossima settimana con #donnenelmondo su Radio Bullets.

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